Testimonianza di Dott. Giuseppe Alvaro – Missione Filippine 2017

Dott. Giuseppe Alvaro

MISSIONE NELLE FILIPPINE
10-22 Gennaio 2017

Sant’Agostino diceva: “Il mondo è un libro, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina”. La pagina che abbiamo letto noi è stata ricca di sensazioni, di conoscenze, di emozioni, di ricordi non tutti necessariamente piacevoli ma comunque preziosi perché scaturiti da una necessità interiore che tutto il gruppo ha condiviso: la voglia di fare del bene agli altri e a noi stessi.

Le ruote del carrello si staccano dalla pista e l’aereo comincia a salire in alto come i nostri sogni di portare un piccolo aiuto alla bisognosa popolazione delle Filippine; il nostro viaggio si conclude nel pomeriggio inoltrato del giorno successivo a Manila, dove ci attende il pulmino dei Frati Ospedalieri di San Giovanni di Dio.

Durante il tragitto, inghiottiti dal traffico, non ho la possibilità di farmi subito un’idea chiara di questa città perché il crepuscolo non si fa attendere, ma la prima impressione è che si tratti di un immenso spazio metropolitano ove opere architettoniche moderne, enormi centri commerciali e lussuosi alberghi si trovano inseriti o si alternano senza soluzione di continuità a grosse sacche di povertà con le loro fatiscenti baracche.

In effetti, come poi ci spiegherà Fra Giuseppe Magliozzi, membro della Delegazione Provinciale delle Filippine e autentico pozzo di conoscenza, Manila si è progressivamente allargata inglobando le città limitrofe ed ha cambiato il nome in Metro Manila la cui area ospita 12 milioni di abitanti. Rappresenta il vero cuore economico, culturale ed industriale del paese anche se afflitto da grossi problemi legati alla sovrappopolazione, al traffico, all’inquinamento e alla criminalità; con 41.014 ab/km2 ha la più alta densità abitativa del mondo.

Il nostro primo giorno termina al centro dei Fratelli di San Giovanni di Dio, nel quartiere Quiapo: mi colpisce la povertà estrema, con intere famiglie che vivono per strada in precarie condizioni igienico-sanitarie.

Il giorno successivo cominciamo finalmente la nostra missione medica visitando la popolazione di Talamban. Le problematiche mediche che affrontiamo sono varie ma in gran parte rappresentate da infezioni cutanee e respiratorie, allergie, patologie otorinolaringoiatriche, ipertensione arteriosa, problemi oculari, asma bronchiale e dolori muscolo-scheletrici. 

La missione medica continua a Bulacan, una cittadina sita qualche decina di kilometri a nord di Manila; per raggiungerla si attraversano, oltre alla solita interminabile fila di baracche, negozietti protetti da grate, venditori di strada e piccole attività commerciali, numerose risaie. Il viaggio termina all’orfanotrofio Bethlehem, che accoglie 86 bambini, 30 femmine e 56 maschi, dai neonati ai 12 anni. Padre Angel, il direttore dell’istituto in cui lavorano una cinquantina di persone, ci spiega che in realtà solo alcuni dei bimbi sono orfani mentre la maggior parte hanno i genitori che per vari motivi non li possono accudire (ad esempio per difficoltà economiche o perché sono in carcere); altri infine hanno perso la madre durante il parto.

Mentre la giornata trascorsa all’orfanotrofio ci ha lasciato piacevoli ricordi, tutt’altre emozioni invece ci provoca il luogo ove si conclude la nostra missione medica: il carcere di General Trias, una municipalità non lontana da Amadeo. Il luogo di reclusione si trova nel sotterraneo della stazione dei vigili del fuoco. In uno spazio di circa 100 mq, che non consente a tutti di stare in piedi, si trovano stipati 355 detenuti in attesa di giudizio, divisi in 6 dormitori ognuno con un solo bagno. Indossano tutti una vistosa maglietta gialla con pantaloni verde oliva scuro e la maggior parte di loro si trova lì per droga, furto o possesso illecito. In un angusto spazio, oppressi dal caldo soffocante, ne riusciamo a visitare 135 che hanno prevalentemente problemi di ipertensione arteriosa, tosse, disturbi oculari e otoiatrici; 

La mattina della vigilia della partenza la trascorriamo a visitare l’istituto di Amadeo, diviso in scuola per ragazzi speciali, in cui si insegna a superare le difficoltà causate da autismo, ritardo mentale lieve e deficit motori, e orfanotrofio, che ospita 9 ragazzi con gravi handicap. 

Nel pomeriggio torniamo a Manila dove trascorriamo l’ultima parte del nostro viaggio. 

Sant’Agostino diceva: “Il mondo è un libro, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina”. La pagina che abbiamo letto noi è stata ricca di sensazioni, di conoscenze, di emozioni, di ricordi non tutti necessariamente piacevoli ma comunque preziosi perché scaturiti da una necessità interiore che tutto il gruppo ha condiviso: la voglia di fare del bene agli altri e a noi stessi.

Dott. Giuseppe Alvaro (medico Volontario A.F.Ma.L.)